Giuliano Leonardi
Quei dipinti segreti di Giuliano Leonardi
tratto dall' Unione Sarda del 17/12/2003

Suona come un verso poetico il titolo della mostra, antologica e postuma, di Giuliano Leonardi. Eterna dentro il tempo, al Castello di San Michele a Cagliari fino al 25 gennaio, riscopre un artista sardo rinomato negli anni Trenta e Quaranta, poi per lungo tempo obliato. Scultore di fama e pittore segreto, Giuliano Leonardi nacque a Sorso nel 1899 e lì tornò, prima di morire, a 90 anni. Visse e lavorò a Roma, in un atelier sulla Flaminia dove abbozzava scultore e accumulava dipinti che non mostrava nè vendeva.
Organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, la rassegna celebra l’autore della Virgo Fidelis e del monumento a Salvo D’Acquisto, opere assai famose commissionate al maestro dall’arma dei Carabinieri. Al Castello di San Michele (allestimento Arteficio), una serie molto bella di Madonne e Beate in elegante stile decò, e una teoria - inquietante - di quei paesaggi che Leonardi dipingeva, uno dopo l’altro, senza apparenti differenze. Sempre le stesse pietre, sempre gli stessi alberi, in vedute così lontane dal naturalismo da poter essere definite metafisiche. Una cadenza quasi di rosario, un mettere in fila quadri come una pratica mistica, un esercizio di fede. Nessun umano si aggira tra pietre alte e in bilico, tra ruderi romani senza tracce di dolcezze romantiche. Quei sassi in equilibrio instabile, le immote piante di un verde grigio rimandano a una lucida solitudine. Leonardi aveva una natura profondamente religiosa, era un uomo che vedeva negli scalpelli e nei pennelli -nell’arte praticata per tutta la vita- una missione. «Ogni albero è una preghiera», così rispondeva a chi gli chiedeva conto di quella severità di rappresentazione, dei colori smorzati, della vegetazione che spunta da uno sperone di roccia, della precarietà di un elemento naturale di solito sinonimo di fermezza. Un dialogo silenzioso tra macigni spaccati e rami e tronchi che spesso tendono le fronde verso le rocce. Non è il movimento che interessa il pittore, ma forse lo scorrere del tempo, le sue variazioni, percettibili soltanto a chi le osserva tutti i giorni e le restituisce sulle tele. Con «pennelli surgelati», come li ha definiti Vittorio Sgarbi la sera dell’inaugurazione. La figura anomala e suggestiva di Giuliano Leonardi è approfondita da Simona Campus nel catalogo di Carlo Delfino con introduzione di Giorgio Pellegrini su un artista ritrovato che è stato «sino ad ora impigliato nelle pieghe oscure della Storia». Scultore di temi classici, ritrattista abilissimo sia sul cartoncino sia nei busti in bronzo e gesso, Leonardi si fa fotografare nel suo studio. Intorno bozzetti, bassorilievi, statue, ma nessun quadro. I suoi paesaggi deserti erano cosa intima, specchio d’inquietudine, spazio dell’anima.

 
Alessandra Menesini

 


Giuliano Leonardi nel suo studio in via Flaminia a Roma

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